ATENEO

LA VALENZA EPISTEMICA DEGLI STUDI EUROPEI PER LA TEORIA E PRATICA PEDAGOGICA

 

Nel quadro di EUStudy (2019-2021), Francesco Pigozzo e Daniela Martinelli come responsabili scientifici del progetto hanno sviluppato un programma di ricerca teorica e empirica che proseguirà al di là del progetto stesso e che prende avvio dall’ipotesi secondo la quale educare a una cittadinanza attiva e multiscalare implica un cambiamento di paradigma epistemico, non riducibile a una mera questione terminologica o di contenuti disciplinari. Parlare di paradigma epistemico non significa, beninteso, concepire il cambiamento in questione sul piano esclusivamente culturale: è anzi parte integrante dell’ipotesi da esplorare, che esso si intrecci strettamente con processi di tipo politico-giuridico-istituzionale ed economico-sociale quali, in primis nel caso specifico dei sistemi d’istruzione europei, la costruzione dell’Unione Europea intesa come quadro giuridico-istituzionale che dà unità sovra-nazionale ai paesi che la compongono.

La relazione non è affatto arbitraria se si pensa che le scuole statali sono state uno degli strumenti cruciali per la formazione degli Stati nazionali contemporanei. L’odierna scuola statale nazionale di un mondo che è già globalizzato da molti punti di vista ma che rimane profondamente diviso e frammentato sotto il profilo politico, giuridico e a ben guardare anche culturale, è inevitabilmente una scuola in perpetua ricerca di nuova identità – una scuola che sente il bisogno di rivedere e aggiornare i propri obiettivi formativi di fondo ma che resta pur sempre ancorata a un assetto istituzionale e di potere che in ultima analisi è in contraddizione con quegli obiettivi.

In effetti, come dimostra anche il terzo rapporto Eurydice sulla “Citizenship education at school in Europe 2017” (p. 45-68), l’educazione alla cittadinanza in Europa è ancora lontana dal trattare in modo adeguato la dimensione extra-nazionale della odierna vita politica e civile, comunque la si voglia concepire (come relazioni e istituzioni internazionali, come global citizenship in costruzione, etc.). Questa carenza è implicitamente indice di un ancor più importante “pregiudizio gerarchico” (il riferimento è alla trasmissione irriflessa, e perciò efficacemente legittimante, dell’idea di gerarchia tra i livelli istituzionali di rappresentanza delle molteplici e conviventi identità civiche di ciascun individuo) negli approcci di educazione alla cittadinanza – non è infatti un caso se nella stessa analisi del network Eurydice è del tutto assente l’approccio multilivello dell’educazione alla cittadinanza come oggetto di indagine empirica a sé stante nei sistemi educativi correnti. Eppure, nonostante tale approccio fatichi a trovare spazio esplicito nei curricola o nelle linee guida ufficiali dei singoli Stati, la competizione tra un paradigma “internazionale” e un paradigma “sovranazionale e multilivello” della specifica dimensione europea della cittadinanza è chiaramente identificabile nello statuto speciale (e per certi versi paradossale) che tanto il rapporto Eurydice quanto i documenti ministeriali riconoscono all’Unione Europea tra le istituzioni… “internazionali”!

Nello stesso tempo, diverse esperienze pratiche sviluppate, soprattutto ma non solo, nel quadro dei progetti “Learning EU @School” (nati con il Lifelong Learning Programme e consolidati poi dal programma Erasmus+ dell’Unione Europea), hanno fatto emergere l’importanza di dotare i docenti delle scuole di ogni ordine e grado della capacità di gestire in modo pedagogicamente competente e disciplinarmente plurale la contraddizione stessa tra quei differenti paradigmi di cittadinanza: “internazionale” o “multilivello”, come detto, vale a dire più precisamente da un lato un paradigma gerarchico e centrato sul predominio delle istituzioni statuali e sulla concezione privilegiata dell’identità nazionale (o comunque del gruppo definito dal dispositivo giuridico della cittadinanza statuale), oppure un paradigma antigerarchico e strutturalmente orientato non solo alla pluralità delle appartenenze comunitarie di ciascun individuo ma anche a quella (in costruzione) dei livelli istituzionali che le rappresentano. Sviluppare nei docenti tale competenza risulterebbe d’altronde tanto più necessario in quanto la suddetta contraddizione rappresenta un fattore determinante nella reale vita politica e civile contemporanea – sia sul piano europeo che su quello globale, con importanti ricadute anche ai livelli infra-nazionali – e si diffrange in molteplici “concetti essenzialmente contestati” che sono al centro dell’odierno dibattito pubblico e orientano l’impegno o il disimpegno civico (esempi: “sovranità”, “migrante”, “identità”, “sicurezza”, “sostenibilità”, “diritto”, gli stessi “democrazia”, “libertà” e “eguaglianza” etc.). La capacità della scuola di fornire strumenti adeguati a comprenderli, applicarli, farne criteri di auto-riflessività critica è parte essenziale del compito di educare cittadini consapevoli ed effettivamente stimolati alla partecipazione.

La ricerca scientifica nel campo educativo – e di conseguenza anche le politiche educative – appaiono nondimeno scarsamente consapevoli di tale questione e delle sue implicazioni metodologiche, come può confermare a mo’ di autorevole esempio lo “Assessment framework” dello “IEA – International Civic and Citizenship Education Study 2016” (p. 15-17), in cui le “multiple civic identities” sono sì prese in considerazione e rappresentano un ambito autonomo dell’educazione alla cittadinanza, ma nello stesso tempo sono private del loro significato processuale (e potenzialmente conflittuale) dato che sul piano dei quadri istituzionali della cittadinanza lo studio non problematizza, bensì assume come scontato, il paradigma gerarchico che ruota attorno alle “istituzioni statali” e al modello dello Stato sovrano, impedendo alla ricerca empirica di far emergere la corrispondente presenza o assenza di approcci antigerarchici e multilivello che potremmo coerentemente definire come ambito delle “multiple civic institutions”. Peraltro, nella letteratura scientifica su questi temi, i concetti di “pluralismo” e “identità plurali” sono anch’essi presenti ma per fare usualmente riferimento a fenomeni sociali e culturali correlati alla crescente dimensione multiculturale o interculturale delle comunità locali e nazionali nel mondo odierno: di norma non si fa invece menzione della relazione contraddittoria che essi implicano con le strutture politiche e istituzionali basate sul paradigma gerarchico e centrato sulle sovranità statuali, che continuano ad essere insegnate come dati di fatto scontati che nessuno osa mettere in questione.

 

Il progetto EUStudy ha sviluppato queste linee di ricerca tramite tre journées d’études, pubblicazioni e l’ideazione e sperimentazione di curricola di Educazione Civica estremamente innovativi per il primo e il secondo ciclo del sistema scolastico italiano.

 

Le pubblicazioni principali legate al progetto sono state:

- un saggio peer-reviewed pubblicato sia in inglese che in italiano sulla rivista “Encyclopaideia” nel dicembre 2020: https://encp.unibo.it/article/view/10908/11965

- la rubrica “Alla ricerca del bene comune” sulla rivista “Scuola Italiana Moderna” durante l’intero Anno Scolastico 2020/2021 (nn. 1-9): http://scuolaitalianamoderna.lascuola.it/it/home/archivio_list

- cinque interventi sull’Educazione Civica sulla rivista “Scuola e Didattica” durante l’Anno Scolastico 2020/2021 (nn. 1, 4, 5, 8 e 9): https://scuolaedidattica.lascuola.it/it/home/archivio_list

 

I curricola e materiali didattici sviluppati e messi gratuitamente a disposizione delle centinaia di docenti e migliaia di studenti coinvolti nelle attività restano disponibili, sempre gratuitamente, tramite la piattaforma Virtual Learning Environment on the EU: https://vleu.awareu.eu